Quasi un anno fa, in data 11 aprile 2023, il Ministero della Cultura emanava il DM n. 161/2023, che introduceva nel quadro normativo nazionale relativo alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano le “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”, con un “Allegato” volto a determinare gli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la riproduzione di beni culturali statali (sezione A) e per la concessione in uso di spazi (sezione B).
Il testo normativo del Decreto Ministeriale, molto snello (soli quattro articoli), andava idealmente a completare la disciplina del Codice dei Beni Culturali in materia di riproduzione e utilizzo delle immagini e degli spazi dei beni culturali (articoli 107 e 108 CBC), formalizzando e/o ribadendo fondamentalmente i seguenti principi:
- tutti coloro che intendono utilizzare e/o riprodurre l’immagine di un bene culturale per finalità che hanno uno scopo di lucro devono preventivamente chiedere un’apposita autorizzazione all’autorità che ha in consegna il bene culturale e pagare il corrispettivo determinato da quest’ultima;
- i canoni e i corrispettivi di concessione indicati nelle Linee Guida costituiscono gli “importi minimi” che i richiedenti devono versare per l’utilizzo e la riproduzione delle immagini dei beni culturali, con la possibilità per i singoli enti di prevedere canoni e corrispettivi superiori rispetto ai “minimi” indicati nelle Linee Guida;
- indipendentemente dal canone o dal corrispettivo individuato, il rilascio dell’autorizzazione per la riproduzione e l’uso dei beni culturali è subordinata alla previa verifica di compatibilità della destinazione d’uso della riproduzione con il carattere storico-artistico del bene. Così fissando il principio secondo cui i singoli enti possono discrezionalmente decidere di negare l’autorizzazione per tutte quelle riproduzioni o quegli usi che gli stessi riterranno non “consoni” o non “opportuni”.
Tale testo normativo veniva accompagnato da un Allegato che delineava un complesso schema finalizzato a determinare il quantum dovuto dagli utenti per la riproduzione delle immagini dei beni culturali “a scopo di lucro” e/o l’uso di spazi parte del patrimonio culturale italiano.
A seguito delle forti contestazioni indirizzate al testo dell’Allegato da parte degli operatori del settore in merito alla presenza di molti passaggi oscuri (sia sostanziali che formali) e, in particolare, in merito alla difficoltà di comprendere quali attività fossero da considerarsi “a scopo di lucro” e quali no, nonché in merito alle complesse modalità di calcolo dei corrispettivi dovuti, in data 21.03.2024 il Ministero della Cultura ha emanato il nuovo DM n. 108/2024 volto a sostituire il contenuto del precedente Allegato ridefinendo le Linee Guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura del Ministero della Cultura.
In particolare, attraverso il nuovo Allegato – che vuole semplificare il precedente ed essere di più immediata fruizione – il Ministero della Cultura determina gli importi dovuti dall’utente differenziando:
- i casi in cui l’utente ha già a sua disposizione le immagini dei beni che intende riprodurre, dai casi in cui lo stesso ha necessità di rivolgersi al luogo della cultura competente per richiedere l’immagine del bene sul supporto e nel formato d’interesse (es. stampe fotografiche di diverse misure, immagini digitali, fotocopie, etc.),
- i casi in cui la riproduzione e/o l’utilizzo dell’immagine siano ritenuti a scopo di lucro e per i quali sarà dovuto un corrispettivo, dai casi ritenuti privi di finalità commerciale e per i quali le riproduzioni sono da intendersi gratuite (fatto salvo il rimborso delle spese eventualmente sostenute dall’Amministrazione per eseguire le riproduzioni di cui al precedente punto a).
Per finalità di chiarezza, inoltre, il Ministero esplicita tutte le circostanze in cui le riproduzioni sono da considerarsi sempre gratuite: da quelle destinate alle pubblicazioni scientifiche e accademiche alle riviste divulgative e didattiche, dai cataloghi delle mostre (con tiratura fino a 4.000 copie) al diritto di cronaca, dalle pubblicazioni c.d. “open access” all’uso personale e, più in generale, tutte le attività senza scopo di lucro (con l’importante precisazione che la presenza di un biglietto di ingresso non è di per sé sufficiente a caratterizzare una iniziativa di valorizzazione come “a fine di lucro”).
Al contrario, qualora le riproduzioni dei beni culturali e/o il riuso delle relative copie o immagini avvenga a scopo di lucro, il soggetto interessato è tenuto al pagamento di un corrispettivo da calcolarsi secondo le tabelle riportate nell’Allegato, che viene determinato moltiplicando una tariffa unitaria per dei coefficienti differenziati in base alla destinazione, alla quantità o alla tiratura delle riproduzioni (seppure il calcolo non risulti sempre immediato, gli esempi presenti nel testo del documento aiutano a comprendere il meccanismo applicato).
Per quanto riguarda la concessione d’uso di spazi presenti in strutture in consegna ad istituti e luoghi della cultura, le maggiori novità riguardano la previsione di casi particolari in cui i canoni possono essere ridotti o azzerati (es. per eventi musicali e di spettacolo di particolare qualità artistica).